La rarissima “medusa fantasma gigante” è stata avvistata in Antartide | National Geographic

2023-02-22 17:52:36 By : Mr. henry yang

La rarissima “medusa fantasma gigante” è stata avvistata in Antartide

Sono meno di 130 gli avvistamenti di questa misteriosa creatura degli abissi. L'esemplare, lungo più di 9 metri, è stato fotografato per la prima volta al largo delle coste del continente antartico. 

Alcuni turisti hanno recentemente avvistato un invertebrato lungo più di 9 metri in acque poco profonde al largo delle coste dell’Antartide. 

Nel blu luminoso dell’acqua del mare vedono una sagoma enorme dirigersi verso di loro. Lunga circa 9 metri, con quattro “braccia” fluttuanti e una “testa” a forma di cupola, la creatura era più grande del sommergibile che ospitava i turisti che la stavano ammirando. Questo sorprendente avvistamento è avvenuto a molti metri di profondità al largo della costa di Rongé Island, in Antartide. 

Al loro ritorno in superficie, i turisti sulla nave da spedizione Viking Expeditions hanno mostrato le immagini scattate a Daniel M. Moore, biologo marino dell’Università di Exeter nel Regno Unito, ed è stato subito chiaro che quello che avevano visto era “qualcosa di incredibilmente raro”. 

È poi emerso che questi fortunati viaggiatori sono tra le pochissime persone al mondo ad aver osservato dal vivo un esemplare di Stygiomedusa gigantea, chiamata anche “medusa fantasma gigante”. Fino a quel momento - era gennaio 2022 - c'erano stati soltanto 126 avvistamenti da quando è stata descritta per la prima volta nel 1910, compresi gli esemplari catturati nelle reti e i filmati registrati da veicoli sottomarini a comando remoto (i cosiddetti ROV, dall’inglese Remotely Operated Vehicle). Anche gli scienziati del centro di ricerca oceanografico Monterey Bay Aquarium Research Institute, che hanno effettuato migliaia di ore di immersioni in sommergibile, ne hanno avvistati solo nove. 

Inaspettatamente, il primo avvistamento della medusa non è stato un caso isolato: appena una settimana dopo, a fine gennaio 2022, anche un altro gruppo di turisti ha visto una Stygiomedusa gigantea e successivamente, a metà marzo, c’è stato un ulteriore avvistamento. Durante l’ultima stagione turistica, tra ottobre 2022 e gennaio 2023, nel corso di una serie di immersioni in sommergibile sono stati osservati altri sette-otto esemplari. 

Gli operatori turistici in Antartide stanno ampliando sempre di più l’offerta di immersioni in sommergibile e questo è - in parte - il motivo dei frequenti incontri, afferma Moore, direttore scientifico di Viking Cruises, che organizza le spedizioni in Antartide. 

Le acque antartiche al di sotto dei 50 metri non sono state ancora ben esplorate perché raggiungere tali profondità è molto difficile e costoso. Adesso però, grazie ai sommergibili turistici che raggiungono i 300 metri circa sott’acqua, qualsiasi spedizione potrebbe essere “la prima a osservare certe zone di fondale marino”, spiega Moore.

Gli incontri ravvicinati con le “meduse fantasma giganti” avvenuti nel 2022 aggiungono importanti informazioni a ciò che sappiamo su questa misteriosa specie degli abissi, aggiunge Moore, in particolare in merito all’estensione del suo habitat oceanico. La Stygiomedusa gigantea generalmente abita acque intorno ai 6.700 metri di profondità, ma gli esemplari recentemente osservati si trovavano tra gli 80 e i 270 metri.

La scienza sa ancora molto poco di questi giganteschi invertebrati che abitano la fredda e oscura zona di mezzanotte degli oceani polari; si ipotizza, ad esempio, che usino i propri tentacoli a forma di nastro per catturare e cibarsi di plancton e piccoli pesci.  

Quello che possiamo dire con certezza è che, spesso, non sono soli: la Stygiomedusa gigantea è stata più volte osservata accompagnata da un piccolo pesce (la protula pelagica o Thalassobathia pelagica) che le vive accanto. Si tratta di un rapporto di reciproco vantaggio, in quanto il pesce riceve riparo e protezione dalla medusa, che in cambio protegge dalle malattie cibandosi dei parassiti che potrebbero attaccarsi al suo corpo. 

La cosiddetta medusa fantasma (qui ripresa durante un’immersione in sommergibile) utilizza i suoi lunghi tentacoli per catturare il plancton, di cui si ciba. 

Relativamente al perché queste grandi meduse siano state recentemente osservate in acque antartiche meno profonde, Moore ipotizza che potrebbero essere state trasportate dalle correnti, o che forse siano risalite dalle profondità per esporsi alla luce solare e liberarsi di eventuali altri parassiti. 

I sommergibili turistici sono veicoli sottomarini che permettono a piccoli gruppi di sei persone più il pilota di muoversi liberamente sott’acqua. Sono dotati di sensori e sofisticate fotocamere che consentono agli ospiti di scattare foto e fare video. 

Moore, che ha condotto un recente studio sul loro potenziale di ricerca (pubblicato sulla rivista Polar Research), definisce il fenomeno una “forma estrema di scienza dei cittadini”.

Paris Stefanoudis, biologo marino dell’Università di Oxford, aggiunge che uno dei principali vantaggi dell’esplorazione subacquea con veicoli sottomarini è che consente alle persone di “osservare l’ambiente in prima persona invece che attraverso uno schermo”, come invece avviene con i ROV.

Purtroppo, però, le attività di ricerca con i sommergibili hanno un ovvio punto debole: il prezzo. Questo tipo di spedizioni costano decine di migliaia di euro a persona, e sono quindi esperienze accessibili solo a gruppi molto ristretti, afferma Stefanoudis, che non ha preso parte alla ricerca. Ci sono molti aspetti positivi, aggiunge, ma “bisogna considerare che non tutti se lo possono permettere”. 

Stefanoudis comunque concorda sul fatto che le spedizioni in sommergibile potrebbero fornire alla comunità scientifica ulteriori dati sulle creature oceaniche meno conosciute; lo scienziato è interessato in particolare a saperne di più sulla distribuzione geografica della Stygiomedusa gigantea e sulla vita di questo invertebrato nel suo ambiente. 

Il coinvolgimento del pubblico presenta anche ulteriori benefici in quanto sensibilizza l’opinione pubblica in merito agli ecosistemi minacciati ed evidenzia la necessità di tutelarli. Tutto sommato, afferma, “è una vittoria per la scienza”. 

Questo articolo è stato pubblicato originariamente in lingua inglese su nationalgeographic.com.

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