7 Feb 2023 | Bologna, Cultura e Spettacoli
Arte Fiera ha chiuso domenica con risultati più che lusinghieri. 50.000 visitatori per un’edizione rinnovata segnata da novità significative. Meno gallerie e più qualità; dalla sezione Pittura XXI sulla pittura contemporanea alla fotografia con Fotografia e immagini in movimento, alla nuovissima Multipli dedicata alle opere in edizione e a Percorso, l’itinerario tematico che lega importanti lavori con il fil rouge della ceramica. Alcune grandi installazioni commissionate per la 46° edizione fra cui l’opera di Alberto Garutti che ha acceso i padiglioni della fiera a luci spente, lontano dal grande pubblico. Grande successo per il nuovo capitolo delle performance in collaborazione con Fondazione Furla che ha scelto di puntare su un solo ambizioso progetto del collettivo israeliano Public Movent. Frequentatissimi i book talk che si sono svolti nella installazione Connecting Green Hub di MCA- Mario Cucinella Architects. Di impatto il mega schermo con quattro frammenti video di Yuri Ancarani all’entrata di Piazza Costituzione.
Ottimo risultato anche sul web e sui canali social con 180.000 visite al sito (+60% su 2022 e +30% su 2020), 60.000 accessi (raddoppiati su 2022, +10% 2020) con picchi di oltre 17.000 visite al giorno. 1.600.000 la copertura totale social generata dalle azioni in rete, più del doppio rispetto alle ultime due edizioni in presenza. I canali social Arte Fiera hanno ulteriormente ampliato la loro fan base (+ 20% in soli 4 mesi), grazie al coinvolgimento diretto di gallerie, pubblico e art content creators.
Insomma l’edizione della riapertura invernale è più che riuscita raggiungendo un pubblico più vasto delle migliaia di visitatori.
Opere nuove e interessanti di artisti giovani e meno noti al Padiglione 25 mentre nel Padiglione 26 la parte del leone l’hanno fatta artisti classici dell’arte moderna con opere non scontate. Presenti anche gli imolesi Bertozzi e Dal Monte Casoni ai quali la galleria MLB di Ferrara ha dedicato l’intero spazio espositivo a sua disposizione.
Le decine di eventi e mostre che hanno invaso Bologna per l’intera fine settimana hanno attirato pubblico di ogni età con frequenti file all’entrata dei luoghi di esposizione.
Fugitive of State(less) di Dominique White
Alcuni dei main project erano visitabili solo fino a domenica 5 febbraio. Fra queste, notevole l’installazione “Fugitive of States(less)” dell’artista Dominique White (Londra 1993) nella Conserva Valverde di Bagni di Mario. Un’opera site specific allestita nella splendida cornice della sala ottagonale: un groviglio di materiale ripescato dalle profondità marine con brandelli di tela velica, di reti da pesca sfilacciate e residui organici sospeso a due ganci asimmetrici sospeso nel vuoto. Lavoro di grande potenza evocativa dove l’acqua è intesa come fluido depositario di memorie translocali. Un invito a riflettere sull’oblìo e sulle memorie custodite nei materiali riemersi testimonianze di storie e presenze ormai indistinte e perse nelle profondità marine. Una menzione merita anche “Putting Down the prey” dell’artista svedese Nathalie Djurberg. Per lei lo spazio non casuale del Cassero LGBTI+ Center per un’opera video con le sonorità di Hans Berg. Personaggi grotteschi mettono in scena temi reali attraverso storie fantastiche che trasudano crudeltà e cinismo ma anche magìa e romanticismo. Un lavoro anche sull’identità sulle pulsioni e le contraddizioni insite nell’essere umano. A palazzo Fava quattro artiste iraniane con opere di grande impatto poetico e comunicativo per la mostra “Voci dall’abisso”. Le sculture in cartapesta e creta su basi specchiate di Pegah Pasyar per una ricerca continua di infinito e libertà. I corpi inquieti di Khorshid Pouyan che emergono dal feltro e quelli al centro di una ricerca fra la percezione del vuoto e del pieno. I materiali naturali di Golzar Sanganian per una via senza uscita, metafora di una vita che non trova sbocchi ma anche alghe riemerse e rifiutate dal mare che si affacciano a nuova vita. I tessuti di Reyhaneh Alikhani lavorati con la tecnica dei kilim, esprimono la resilienza alla violenza e alle restrizioni cui sono soggette le donne e annullano simbolicamente la parte offensiva di attrezzi lesivi. Un percorso nel quale il pensiero non può fare a meno di correre alla situazione in cui versa attualmente il loro Paese.
Impossibile vedere tutto. Ma Art City ha una coda lunga: molti dei progetti del main program sono ancora visitabili nei prossimi giorni.
Yuri Ancarani con “Atalantide” al MAMbo fino al 7 maggio.
Gerold Miller fino all’11 marzo presso il KAPPA- NOUN di S. Lazzaro (via Imelde Lambertini 5).
Seeking Blue Gold del duo artistico anglo argentino Lucy + Jorge Orta all’oratorio S. Filippo Neri dedicata all’acqua , al suo consumo e alla carenza di alcune aree del mondo fino al 12 febbraio.
Under the shadow of the tree di Jonas Mekas al padiglione de L’Esprit Nouveau (Piazza della Costituzione , zona fiera) , fino al 26 marzo.
And we Thought III di Roberto Fassone + Ai Lai +LZ a Palazzo Vizzani via S. Stefano 43 fino al 26 febbraio.
Finding Form di Bettina Buck fino al 19 febbraio presso la Sala Convegni Banca di Bologna , Palazzo de’ Toschi, Piazza Minghetti 4/D.
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